Il settore Life Science è al centro dell’attenzione pubblica e, diversamente da altri settori, è tra quelli che hanno meno subito l’impatto della pandemia. Ma come evolverà nei prossimi anni?


Il 10% del Pil nazionale, il valore aggiunto della filiera Life Science. In Italia le
realtà del Pharma, Biotech e Medical Devices coinvolgono circa 4.500 imprese e quasi 150.000 mila addetti. Un settore fondamentale per il Sistema Paese e oggi al centro dell’interesse pubblico a causa della pandemia.

Un recente studio si è rivolto al settore Life Sciencecome sistema integrato fra Pharma, Biotech e Medical Devices e dei 155 ruoli complessivamente analizzati nella ricerca, il 42% registrerà una crescita nei prossimi 3/5 anni, il 47% resterà stabile e solo l’11% invece vedrà un declino.

Questo quanto emerso dalla Star Matrix, lo studio con metodologia proprietaria commissionato da Gi Group Lifescience e realizzato da ODM Consulting.

I ruoli e le professioni che, sulla base dell’analisi condotta, cresceranno riguardano la funzione Business Development e Supply Chain (100%), R&D e Digital (93%), Engineering & Technology (81%).

“In questo 2020, che è sicuramente stato molto particolare, abbiamo registrato un aumento della domanda di profili nel Life Science del 50%, ma prevediamo che questo trend continui, soprattutto riguardo professionalità altamente qualificate, che prevedono percorsi di studio scientifici ed ingegneristici oltre a quelli maggiormente improntatiallo sviluppo del business – spiega Boris Errani, Division Manager Lifescience di Gi Group – Riteniamo cruciale, anche a fronte di eventi imprevisti come la crisi sanitaria in corso, assicurare up-skilling e re-skilling di tutto il personale del settore rafforzando le capacità tecniche, digitali, ma anche le cosiddette soft skill, come negoziazione, integrità, ascolto, analisi e sintesi, flessibilità e gestione dello stress”.

“La pandemia ci ha messo di fronte alla necessità di rivedere in modo consistente molte delle modalità di relazione e di lavoro in tutti i contesti – commenta il Prof. Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano -. Quanto realizzato nell’emergenza deve essere valutato, sistematizzato e sfruttato per cogliere le opportunità di crescita di ogni professionista della salute”.

Conferme in tal senso anche dagli intervistati che hanno evidenziato come la maggior attenzione alla propria salute, registrata in questo periodo, comporterà anche un aumento della spesa sia del privato sia del pubblico, sollecitando un ulteriore sviluppo del settore, soprattutto dell’R&D. L’allungamento della vita media delle persone e un approccio sempre più personalizzato alla cura dei pazienti rappresentano delle tendenze evolutive già in atto, in questi ultimi anni, e che la crisi attuale ha volente o nolente accelerato.

E a propositodi innovazione e trend di sviluppo, è emersa dalla ricerca la necessità che il Life Science sposi definitivamente l’”ultra fast innovation”, ovvero un rapido aumento della digitalizzazione per sviluppare nuovi farmaci e terapie, automatizzare i processi produttivi, sviluppare la telemedicina e abilitare relazioni multi-channel.

La tecnologia, infatti, supporta le altre evoluzioni ed è il driver attraverso cui distinguersi.

“Arexpo realizzando MIND ha deciso di puntare sulla ricerca e l’innovazione come motore del futuro – commenta Igor De Biasio, Amministratore Delegato di Arexpo – e ha scelto le Scienze della Vita come uno dei driver principali perché ci sembrava evidente, anche prima della pandemia, che salute e benessere delle persone fossero fondamentali nella società di domani. Per farlo abbiamo bisogno dei giovani, delle loro competenze e del loro sguardo verso il futuro e MIND sarà un luogo pieno di giovani studenti e ricercatori. Sono quindi convinto che il Life Science rappresenti una straordinaria opportunità lavorativa per i prossimi anni”.

I cambiamenti e le evoluzioni osservati si registrano anche nei singoli settori che compongono il mondo delle scienze della vita. Secondo il Prof. Paolo Mariani, Responsabile Scientifico del Corso di Perfezionamento in Market Access in Life Science dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, “Più sede e meno campo sembra essere una delle direzioni seguite dal farmaceutico in relazione alla presenza delle reti e degli informatori scientifici del farmaco. L’utilizzo delle nuove possibilità offerte dalla tecnologia e dall’aumentata fruizione del digitale mostrano una evoluzione organizzativa del lavoro e ad una rilettura delle competenze sul territorio mirate verso la ‘nuova sanità’ che ci aspetta”.

Nel mondo dei dispositivi medici, invece, alcuni regolamenti europei hanno introdotto una serie di nuovi adempimenti a cui le imprese devono adeguarsi e tra questi spicca la nuova funzione del PRRC (Personal Responsible for Regulatory Compliance).

Questa figura, secondo quanto afferma la Dott.ssa Fernanda Gellona, Direttore Generale di Confindustria Dispostivi Medici, “deve far parte dell’organico aziendale per imprese di grandi e medie dimensioni, mentre per le piccole può essere esterno e ad essa viene affidata la responsabilità di supportare il fabbricante in tutte le azioni che questo deve compiere per ottemperare alle normative. È evidente che tali vincoli imporranno alleaziende del settore la ricerca di questo nuovo profilo, ma al tempo stesso genereranno nuove opportunità professionali.”

Digitale Farmaceutica: 42% ruoli del Life Science in crescita nei prossimi 3-5 anni
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