Ospedale del futuro è un tema sempre più presente nelle agende di chi si occupa di pianificazione sanitaria. A cura del Team G-Gravity
Si tratta di un concetto che si riferisce a un’evoluzione del sistema ospedaliero che mira a migliorare la qualità dell’assistenza, la sicurezza dei pazienti, l’efficienza e l’integrazione tra ospedale e territorio.
Questo concetto è strettamente legato alla ricerca, alla tecnologia, alla formazione e all’innovazione.
Non dobbiamo però immaginare qualcosa di futuristico e fuori dal nostro tempo.
L’ospedale del futuro dobbiamo iniziare a costruirlo oggi.
Un ospedale che si focalizzi sulle acuzie, sulla ricerca per trovare trattamenti innovativi, lasciando al territorio, alle case di comunità e alla medicina territoriale, la gestione della cronicità.
In Italia, l’ospedale del futuro è un’opportunità per affrontare le sfide del sistema sanitario, come l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle cronicità e dell’aspettativa di vita, e la necessità di garantire la continuità assistenziale tra ospedale e territorio.
Mira a coniugare innovazione progettuale e digitale, con un focus su efficienza, resilienza e sicurezza. In termini di sostenibilità, l’ospedale del futuro è progettato per essere più efficiente dal punto di vista energetico e rispettoso dell’ambiente, con particolare attenzione alla riduzione delle emissioni e alla promozione di pratiche sostenibili.
L’Ospedale del futuro: i progetti in corso in Italia
In Italia, ci sono diversi progetti e iniziative volti a progettare e costruire l’ospedale del futuro. Il Politecnico di Milano e la sua Fondazione, ad esempio, hanno avviato il progetto Next Generation Hospital. Tra le varie iniziative vi è la Joint Research Partnership Healthcare Infrastructures (JRP HI), una piattaforma multi-stakeholder istituita dal Politecnico di Milano, dal suo Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito, e dalla Fondazione Politecnico di Milano, con l’obiettivo di sviluppare e sperimentare strategie evolutive per la progettazione, la tecnologia, l’organizzazione, la costruzione e la gestione innovative delle infrastrutture sanitarie. L’obiettivo è trasformare gli ospedali contemporanei in modelli di nuova generazione che siano funzionali, sostenibili, digitali, sicuri, inclusivi e connessi al territorio.
Inoltre, ci sono diverse partnership e collaborazioni tra università, centri di ricerca e aziende per progettare e costruire l’ospedale del futuro, tenendo conto delle esigenze e delle aspettative dei pazienti, degli operatori sanitari e della comunità.
Anche Genova sta lavorando a un ospedale del futuro: nel GREAT Campus – Parco Scientifico Tecnologico di Genova Erzelli, il più grande parco scientifico e tecnologico d’Italia, dove già hanno sede diverse aziende tecnologiche e l’ IIT- Istituto Italiano di Tecnologia, nascerà nei prossimi anni un esempio concreto di quello di cui stiamo parlando: un nuovo ospedale d’eccellenza integrato a un’area di ricerca traslazionale, sede di laboratori di scienze computazionali congiunti tra la parte clinico-biomedica e quella tecnologica-computazionale.
L’innovazione è il frutto di una disobbedienza che è andata a buon fine
“Noi come G-Gravity stiamo lavorando su diversi progetti legati agli ospedali del futuro – hanno detto Roberta Gilardi e Laura Gatti, rispettivamente CEO e Co-founder dell’azienda – non solo nel senso di spazio fisico, ma anche di spazi interiori in senso ampio, ovvero creare nuove esperienze per i pazienti che oggi sono sempre più consapevoli e sanno esprimere i loro bisogni in modo molto più proattivo rispetto al passato. Inoltre, l’evoluzione della medicina di precisione e della medicina digitale richiede nuove competenze professionali, poiché è chiaro che un medico o un oncologo non può diventare uno specialista di intelligenza artificiale o di strumenti di diagnostica predittiva. Quindi ci sarà bisogno di nuove figure professionali. Durante la pandemia, abbiamo imparato che anche in un contesto molto regolato da rigidi protocolli clinici come quello medico, si può e si deve imparare a gestire l’imprevisto prendendo decisioni forti. Ricordate l’episodio delle maschere subacquee che sono diventate dei respiratori? Nessun protocollo lo permetteva, ma non c’era tempo di chiedere il permesso. Ora ci auguriamo tutti che non sia più necessario prendere quel tipo di decisioni, ma sicuramente occorre lavorare sulla fluidità dei processi decisionali. Bisogna imparare che si possono prendere decisioni disciplinate, con processi successivi di aggiustamento di fronte alla complessità”.
Interviene anche Giorgia Zunino, Strategic Foresight della Direzione Scientifica dell’Ospedale Policlinico San Martino.
Giorgia Zunino ha venduto casa e macchina e ha iniziato a girare il mondo alla ricerca di quelle bolle di futuro che avrebbe voluto portare qui in Italia: “Quando parliamo di futuro non dobbiamo pensare a qualcosa che deve ancora succedere. Esistono oggi tante bolle di futuro in giro per il mondo, esempi di cosa potremo fare noi qui e che altrove già fanno. La complessità è portare quelle bolle qui e inserirle nel nostro sistema”. Dalla Cina a Israele passando per la Corea del Sud, dove ha visitato il Samsung Hospital, fino a Seattle e San Francisco, negli Stati Uniti, Giorgia ha toccato con mano cosa vuol dire digitalizzare davvero la sanità. E no, non è trasformare in pdf un documento cartaceo.
Ma ha anche toccato con mano quanto la tecnologia possa attecchire velocemente laddove non esistono barriere burocratiche, come in Kenya, dove i chirurghi facevano di tutto, dall’ortopedia alla chirurgia generale, adattandosi alle circostanze, ma soprattutto dove la tecnologia non era un ostacolo, ma piuttosto un acceleratore dell’innovazione: “La mancanza di barriere tecnologiche ha permesso un rapido sviluppo e adattamento alle esigenze locali. Questo mi ha fatto riflettere sulle barriere burocratiche e istituzionali che spesso ostacolano l’innovazione, qui da noi”.
L’ospedale degli Erzelli a Genova: tecnologia e innovazione al servizio della salute
Giorgia Zunino ha portato come esempio di ospedale del futuro, l’ospedale degli Erzelli a Genova, sottolineando come i grandi progetti urbanistici possano influenzare la creazione di nuove strutture mediche. Il piano – che è in effetti un progetto bandiera a livello ministeriale – prevede la coesistenza di laboratori tradizionali e laboratori computazionali, creando un ambiente collaborativo dove ricercatori e medici possono lavorare insieme, con l’integrazione con l’industria, tutto per ridurre i tempi di entrata nel sistema.
Questo modello innovativo richiede una struttura flessibile e modulare, che possa adattarsi alle mutevoli esigenze della pratica medica. L’obiettivo di questo approccio è creare un ecosistema completo che favorisca l’innovazione, dalla ricerca di base fino allo sviluppo di terapie avanzate, con un’attenzione particolare alla collaborazione con il territorio e alla partecipazione attiva dei cittadini nella ricerca clinica.
Per quanto riguarda la governance del progetto, l’ospedale verrà affidato al servizio sanitario nazionale, sarà quindi un ospedale pubblico a tutti gli effetti. Il nuovo ospedale prevede 572 posti letto, un centro di ricerca traslazionale, centri servizi, validazione e produzione terapie avanzate, e un’officina di sperimentazione prototipi per un totale di 103.000 mq.
In ogni caso, ad oggi sul tappetto rimangono diverse sfide da affrontare. “La normativa sulla costruzione degli ospedali (il decreto ministeriale 70/2015) ad esempio – sottolinea l’architetta – potrebbe essere obsoleta rispetto alle attuali esigenze e tecnologie disponibili. Inoltre, c’è la necessità di garantire l’interoperabilità dei sistemi e la sicurezza dei dati, soprattutto considerando il crescente utilizzo della telemedicina. Una delle principali sfide è il debito tecnologico accumulato negli ospedali, dove l’adozione precoce di tecnologie potrebbe rendere obsoleti alcuni sistemi prima che siano completamente sfruttati. È essenziale pertanto garantire un’efficace gestione del cambiamento e investire in formazione per il personale medico e amministrativo”.
Non c’è ospedale di qualità senza una rivalutazione delle risorse e degli spazi
Tornando al tema in senso più generale, non solo la digitalizzazione ma anche l’estetica giocherà la sua parte negli ospedali del futuro, perché la trasformazione degli ospedali in ambienti più confortevoli e armoniosi potrebbe avere un impatto significativo sul recupero dei pazienti e sul morale del personale sanitario. “Un esempio riguarda il progetto rivoluzionario a cui ho collaborato e che ha portato alla riqualificazione degli spazi dimenticati all’interno dell’ospedale di Alessandria – racconta Zunino – corridoi bui e ingressi poco accoglienti sono stati trasformati grazie al contributo di medici, infermieri, pazienti e persino bambini. Questo intervento ha migliorato notevolmente l’esperienza delle persone, in particolare dei più piccoli”. Tutto questo non fa che sottolineare come, nonostante le sfide burocratiche, gli ospedali continuino a sopravvivere grazie alla dedizione straordinaria del personale sanitario. Ma non si può far funzionare il Sistema Sanitario Nazionale sulla base della buona volontà dei singoli, e occorre lavorare a una revisione del modello organizzativo e l’introduzione di innovazioni sanitarie, come l’intelligenza artificiale che potrebbe portare a cambiamenti significativi nel settore medico. “È però fondamentale che l’intelligenza umana continui a guidare il processo decisionale. È importante valorizzare le competenze delle persone e cercare soluzioni che non sprechino le risorse umane – sottolinea l’esperta – anche perché l’introduzione di nuovi software senza un adeguato training può causare problemi nella sua implementazione. È necessario affrontare le sfide organizzative anziché sostituire semplicemente il vecchio sistema con una nuova tecnologia”.
Non c’è ospedale del futuro senza un territorio funzionante
Il nuovo paradigma per gli ospedali del futuro si basa quindi sull’idea di una distribuzione territoriale delle strutture sanitarie, con un ridimensionamento degli ospedali centrali, che saranno sempre più dedicati alle acuzie e alla ricerca clinica. Questo approccio mira a rendere i servizi sanitari più accessibili e a migliorare l’efficienza complessiva del sistema. Come detto, i nodi da sciogliere sono ancora molti, come la necessità di adeguare le normative e le infrastrutture esistenti per supportare questo nuovo modello di assistenza sanitaria. Ciò richiede un approccio pratico e innovativo, che tenga conto delle esigenze della comunità e delle risorse disponibili. In definitiva, il futuro degli ospedali sarà caratterizzato da una maggiore flessibilità, decentralizzazione e integrazione con le comunità locali, al fine di garantire un accesso equo e di qualità ai servizi sanitari. “Questa è una critica importante al modo in cui il sistema sanitario gestisce le risorse e le competenze delle comunità locali – conclude Zunino – spesso, le risorse e le potenzialità delle strutture sanitarie di base vengono trascurate o sottoutilizzate, benché abbiano una vasta conoscenza del territorio e una capacità di intervento olistico”. In definitiva, è necessario un cambiamento di mentalità e una maggiore flessibilità nel modo in cui il sistema sanitario gestisce le risorse umane, le procedure e i dati, al fine di garantire un’assistenza sanitaria più efficace, accessibile e orientata alle esigenze della comunità.